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21/12: IL SOLSTIZIO D’INVERNO

La notte più lunga dell’anno.

La nascita del sole bambino.

La Dea Cervo.

Sotto l’abito di Babbo Natale Dee Antiche e Sciamane

Il solstizio d’inverno nell’emisfero settentrionale è il giorno della minore luce diurna e della notte più lunga. Molto prima di Natale i nostri antenati nordeuropei celebravano il Solstizio d’Inverno, il momento che annuncia il ritorno del sole e con esso la promessa di una nuova vita in primavera.

Molto prima che Babbo Natale guidasse i suoi destrieri volanti attraverso i nostri cieli mitici, era la cerva femmina che trainava la slitta della Dea del sole al solstizio d’inverno, poi da Cerva è diventata invece la Renna, ma era comunque una femmina.

Perché a differenza del maschio che perde le corna in inverno, è la femmina che conserva le corna. Ed è lei che guida le mandrie in inverno.

Quindi in questa stagione, quando raccontiamo ai bambini le favole della buonanotte di Babbo Natale e delle sue renne volanti, perché non raccontare anche la storia dell’antica madre dei cervi?
Era lei che he attraversava la notte più lunga e buia dell’inverno con la luce che porta la vita, la luce del sole nelle sue corna.

(CERVA E RENNA hanno lo stesso significato simbolico, infatti anche se differenti appartengono alla stessa famiglia: i mammiferi artiodattili. I racconti che leggerai di seguito, utilizzano entrambi gli animali)

Sin dal primo Neolitico, quando la terra era molto più fredda e le renne più diffuse, la renna femmina era venerata dalle popolazioni del nord come quelle Siberiane, così come la Cerva in altre popolazioni.
Era la “madre vivificante”, il capo delle mandrie da cui queste popolazioni dipendevano per la sopravvivenza, poiché seguivano le migrazioni delle renne per latte, cibo, vestiti e riparo.

E dalle isole britanniche, dalla Scandinavia, dalla Russia, dalla Siberia, attraverso il ponte terrestre dello Stretto di Bering, la Dea Cervo e la madre Cerva, era una figura spirituale venerata associata alla fertilità, alla maternità, alla rigenerazione e alla rinascita del sole (il tema del solstizio d’inverno).

Le sue corna adornavano santuari e altari, venivano sepolte in tombe cerimoniali e indossate come copricapi sciamanici. La sua immagine era incisa su pietre erette, tessuta in tele e vestiti cerimoniali, fusa in gioielli, dipinta su tamburi e tatuata sulla pelle.

La renna e le cerve venivano spesso mostrate mentre saltavano o volavano in aria con il collo teso e le gambe distese avanti e indietro. Le sue corna erano spesso raffigurate come l’albero della vita, che trasporta uccelli, il sole, la luna e le stelle.

E, in tutto il mondo settentrionale, è stata la Madre Renna/Cervo a spiccare il volo dall’oscurità del vecchio anno per portare luce e vita al nuovo.
Molte dee dell’inverno come: Beaivi, Saule, Rozhanitza, nelle leggende del nord erano associate al solstizio.
In molte di queste leggende le dee hanno preso il volo guidate da uno stuolo di animali volanti.
Una racconta del ritorno di Saule, la dea lituana e lettone del sole. Ha volato attraverso i cieli su una slitta trainata da renne cornute e ha lanciato ciottoli di ambra (simbolo del sole) nei camini (Ecco i regali di Babbo Natale)

L’immagine della Dea madre Rohanitsa è spesso mostrata con le corna e dà alla luce cervi e bambini.
Per la festa in suo onore a fine dicembre (molto probabilmente il solstizio) venivano offerti come regali o gettoni di buona fortuna biscotti glassati bianchi a forma di cervo, e venivano esposti ricami rossi e bianchi raffiguranti la sua immagine.

Si pensa che i colori Rosso e Bianco, che vengono associati a Babbo Natale, discendano dalle leggende siberiane, in cui la renna prendeva il volo ogni inverno dopo aver ingerito il fungo allucinogeno Amanita Muscaria, il fungo rosso con macchie bianche.

Molte esplorazioni storiche delle origini pagane del Natale osservano il legame tra l’abito di Babbo Natale e quello delle sciamane (donne di medicina del nord), che originariamente indossavano costumi rossi e bianchi rifiniti con pelliccia, copricapi con le corna o feltro rosso! L’abbigliamento cerimoniale indossato dalle donne di medicina guaritrici della Siberia e della Lapponia era verde e bianco con un cappello rosso a punta, stivali con punta arricciata, guanti di renna, fodera e rifiniture in pelliccia.
Suona familiare?

Considerando che la maggior parte degli sciamani in questa regione erano originariamente donne, è probabile che il loro abbigliamento tradizionale sia la vera fonte del costume di Babbo Natale.

Anche il fatto che le prime sciamane indossassero copricapi con corna e palchi è ben documentato.

La Dea Cervo/Renna era conosciuta in tutto il nord Europa.
Da Il culto del cervo e il culto della dea cervo degli antichi caledoniani di J.G. McKay: “Ci sono un numero immenso di tradizioni, riferimenti, avvisi di costumi e varie questioni minori, che mostrano in modo conclusivo che esistevano precedentemente nelle Highlands scozzesi due culti, probabilmente pre-celtici, un culto del cervo e una dea del cervo. Quest’ultimo culto era amministrato solo da donne…”

Il libro “The Golden Deer of Eurasia” pubblicato dal Metropolitan Museum of Art è una meravigliosa esplorazione visiva del significato sacro del cervo e della renna nelle tradizioni sciamaniche – che “era inteso come essenzialmente femminile” e associato all’albero della vita, alla fertilità , alla nascita, alla maternità e alla rinascita del sole (il tema del solstizio d’inverno!)
In base a queste fonti (e ce ne sono molte altre) sembra abbastanza certo che una volta esistesse un’antica Dea Madre cervo associata al sole al solstizio d’inverno.

Oggi alcune delle nostre immagini natalizie più care presentano “cervi” con le corna. Perché questa immagine ci parla ancora così forte?
Evoca una memoria antica?
Stiamo ricordando la Dea a lungo dimenticata del solstizio d’inverno?


La notte più lunga è stata chiamata “Notte della Madre” poiché è stato durante questo periodo che la Dea ha operato la sua magia per nutrire i semi che giacevano dormienti nell’oscuro grembo della terra in modo che la nuova vita potesse emergere in primavera. È un momento per celebrare l’eterno ciclo di vita, morte e rinascita.

Molti degli elementi associati al Natale hanno le loro origini nel nostro passato di adoratori della Dea: alberi sempreverdi, agrifoglio, vischio, la ghirlanda, l’accensione di candele e sì, anche il nostro Babbo Natale preferito e le sue renne che hanno tutti origine nel culto delle Dee del sole del Nord Europa.

Saule, la dea lituana e lettone della luce e del sole, ha preso il volo nel solstizio d’inverno su una slitta trainata da renne con le corna. Ha viaggiato con l’aiutante del suo fabbro, che ha forgiato una coppa d’oro in cui raccogliere le sue lacrime che poi si sono trasformate in ambra. Durante il suo volo attraverso i cieli ha gettato questi ciottoli di ambra, come piccoli pezzetti di sole e mele, nel mondo degli umani sottostante. Era una dea rotante che usava la sua abilità per far girare i raggi del sole sul mondo.

Saule governava tutte le parti della vita, determinando la nascita, la morte e il benessere e la rigenerazione di tutti. Lei era il sole, che cavalcava ogni giorno con il suo carro attraverso il cielo.

Anche la dea norrena Frigga (Freya) era una dea filatrice. Sedeva al suo arcolaio durante il solstizio d’inverno, tessendo i destini dell’anno a venire. Questa celebrazione si chiamava Yule, dalla parola norrena che significa ruota. Il Natale è spesso chiamato Yule o Yuletide. La ghirlanda natalizia è stata adattata dalla “Ruota del destino” di Frigga, che simboleggia la natura ciclica della vita.

La Dea Slava Rozhanitza, è associata alle renne e al solstizio d’inverno, Dea Cervo raffigurata come una Dea cornuta con corna di renna. L’arte popolare dei ricami rossi e bianchi è stata realizzata da lei per le celebrazioni del solstizio. Nel giorno della sua festa, il 26 dicembre, venivano regalati biscotti a forma di cervo e mangiati come portafortuna.

Le renne sono gli unici membri della famiglia dei cervi le cui femmine hanno le corna e sono più forti e più grandi dei maschi. La renna era un animale sacro per i nostri antichi antenati del Nord Europa. La cerva era vista come la donatrice di luce e vita. Le loro corna erano associate all’albero della vita e spesso venivano raffigurate mentre “portavano il sole”, il datore di vita, nelle loro corna.

Anche se viviamo in un tempo moderno di grande tecnologia che è un’ottima cosa e necessaria, possiamo comunque ricordare un tempo in cui gli umani comprendevano più chiaramente la nostra piccola parte nell’immenso cosmo, il significato dell’esistenza e la necessità di onorare la terra e tutta la sua vita.


Noi possiamo narrare anche le storie antiche, le storie hanno valore, le storie aprono a nuove comprensioni e alla tolleranza, all’integrazione di tradizioni differenti, mettendole accanto a quello in cui crediamo oggi.

Anche le Donne in passato sono state onorate e venerate come divinità sagge e portatrici di luce e amore.

Se vogliamo cambiare la cultura nei confronti delle donne, anche le storie antiche devono essere rinarrate.

Nel giorno più corto dell’anno, nel giorno in cui il buio è più intenso, la luce TRIONFA!


BUON SOLSTIZIO A TUTTI, BUON NATALE, BUONE FESTE!

Mary B. Kelly “Goddess Embroideries Of Eastern Europe

Miranda Green “Symbol and Image in Celtic Religious Art “

Esther Jacobson The Deer Goddess of Ancient Siberia: A Study in the Ecology of Belief (Studio in the History of Religions)

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